domenica 23 settembre 2012

Giuggiolo



HABITAT

Il giuggiolo è una pianta arborea originaria della Cina Settentrionale o come sostengono alcuni autori, della Cina centro-occidentale; è presente in Asia centrale (Afghanistan). È spontanea in Pakistan, Mongolia, Armenia. In Italia è presente soprattutto nelle regioni meridionali dove si trova talvolta naturalizzata o subspontanea.

DESCRIZIONE BOTANICA
Il giuggiolo è un albero o un piccolo arbusto da frutto di altezza compresa fra i 2 e i 5 metri con casi di piante alte anche 8 metri. L'apparato radicale è fascicolato, molto sviluppato con fusto contorto di colore grigio scuro.
La pianta ha ramificazione tortuosa con le branche principali vigorose di colore rosso bruno.I giovani rami di colore verde, sono penduli e flessibili presentando a livello dei nodi un paio di spine,una lunga e diritta e una corta e ricurva. Con l'invecchiamento i rami cambiano colore diventando rosso bruno come il tronco.
I rami laterali hanno andamento scorpioide e si originano all'ascella delle foglie, portano rami fioriferi con alla base 1 foglia e 2 spine; i rami di prolungamento sono formati dall'asse centrale che differenzia ai nodi 1 foglia con due spine. La pianta presenta branche secondarie e ramificazioni con andamento a zig zag, portanti ad ogni nodo delle protuberanze dalle quali ogni anno emergono i nuovi germogli recanti foglie e fiori ascellari.
Le protuberanze si ingrossano ad ogni ciclo vegetativo, diventando dei tubercoli legnosi con le cicatrici dei precedenti assi.
Il rinnovo della vegetazione avviene in corrispondenza dei centri di crescita posti agli apici dei rami e la fruttificazione sempre negli stessi punti. Le foglie hanno forme ovato-oblunghe, lunghe circa 4-5 cm, finemente dentate, sono poste in modo alterno sui rami; sono glabre (prive di peli), lucide e con corto picciolo.
I fiori piccoli e insignificanti, sono riuniti in numero di 2-9 all'ascella delle foglie e compaiono alla fine della primavera. Il frutto è una drupa ovale, o sferica di colore rossastro o bruno, con polpa bianca e un corto picciolo. All'interno del frutto trova posto un nocciolo allungato e a volte appuntito contenente due semi. Il sapore della polpa inizialmente è acidula, diventando dolce a maturazione.

BIOLOGIA E STADI FENOLOGICI

Il risveglio vegetativo avviene alla fine di maggio.La fioritura è scalare iniziando all'inizio di giugno e terminando alla fine di luglio, inizio di agosto. Anche la maturazione è scalare e avviene con il fenomeno dell'invaiatura, cioè con la comparsa sui frutti verdi di piccole macchie bruno marrone, che via via diventano sempre più grandi. I primi frutti maturi compaiono fra la fine di agosto e gli ultimi di ottobre. L'indurimento del nocciolo si verifica nei 4O-5O giorni dopo la piena fioritura mentre la maturazione del frutto avviene dopo 12O-13O giorni. La fioritura sullo stesso ramo è asincrona, iniziando dai boccioli fiorali basali e proseguendo verso quelli apicali. Da studi fatti da Arkman e Donno, sembra che gli insetti non abbiano nessuna influenza sull'impollinazione. La deiscenza del polline avviene all'apertura del fiore mentre la recettività dello stigma, l'emissione del nettare, nel corso del secondo giorno. Il periodo di fertilità è di circa 2O-24 ore. Elevata è la presenza di frutti partenocarpici (prodotti senza l'intervento della fecondazione) posizionati quasi sempre alla base del rametto, e in alcune annate questo fenomeno può arrivare al 95 %. Vi sono cultivar di giuggiolo completamente autosterili. Causa il diverso momento della fioritura, il breve periodo di recettività dello stigma e la presenza di cultivar autoincompatibili e una fertilità poco elevata, la percentuale dei frutti allegati è bassa (1-2 %). Si raggiungono allegagioni del 3O % con impollinazione incrociata tra cultivar fiorenti nei diversi momenti della giornata. Solo queste cultivar con impollinazione incrociata hanno semi sviluppati ed embrioni normali. I frutti partenocarpici sono privi di semi e i frutti provenienti da autofecondazione contengono una percentuale bassa di embrioni.

Varietà
Le varietà di giuggioli presenti in natura sono numerose ed è difficile precisarne il numero. In Cina nel XVII secolo ne sono state segnalate circa 43. Un pò in tutto il mondo sono stati fatti lavori di miglioramento genetico ottenendo diverse cultivar e/o cloni diffusi nelle nazioni di appartenenza. La classificazione principale delle cultivar in Italia avviene in funzione delle forme dei frutti: cultivar a frutto tondo, cultivar a frutto lungo.
Le caratteristiche per le cultivar "a frutto lungo" sono le seguenti:
- forma subpiramidale tronca, allungata all'apice;
- buccia colore rossiccio, lucida, con spessore consistente.
A maturazione eccessiva dei frutti questa diventa grinzosa schiacciandosi sul nocciolo. A questo stadio diventa facile separarla dalla polpa.
- Polpa di colore bianco crema, tenera, aromatica di sapore gradevole, ben aderente al nocciolo.
- Nocciolo appuntito.
- Dimensioni del frutto:
altezza da 2 a 2.9 cm
larghezza da 1,6 a 2 cm
spessore da 1,5 a 1,8 cm
Il peso di cento frutti freschi si aggira fra i 33O e i 4OO gr.
Le caratteristiche per le coltivazioni "a frutto tondo" sono le seguenti:
- forma subsferica;
- buccia di colore bruno rossiccio, molto lucente e di minor spessore rispetto alla cultivar precedente, separabile dalla polpa;
- polpa colore bianco crema, verdastra nei frutti non completamente maturi, tenera, aderente al nocciolo;
- cavità peduncolare: chiusa e ben suberificata.
- Dimensioni del frutto:
altezza 1.5-2 cm
larghezza 1,4-2 cm
spessore O,6-O,7 cm
Il maggior numero di cultivar sono presenti in Unione Sovietica, in Cina e negli Stati Uniti. Interessante è la cultivar cinese"Li" dove 3O, 4O frutti pesano 1 Kg.

TECNICA COLTURALE

Condizioni climatiche
I climi migliori per lo sviluppo del giuggiolo sono quelli temperato caldo, con una lunga stagione estiva, anche se con poche precipitazioni. La pianta in riposo vegetativo non teme le basse temperature, resiste anche a -25°C con danni minimi. Le temperature estive, anche di 4O°C, non arrecano nessun danno. Risultano invece pericolose le temperature intorno ai 0°C o sotto nei mesi autunnali, e per questo motivo l'areale di coltivazione viene ad essere limitato soprattutto per alcune cultivar.
Terreno
Il giuggiolo è sempre stato conosciuto come pianta valorizzatrice di suoli aridi ed incolti. Non predilige terreni eccessivamente argillosi, alcalini, con fenomeni di ristagno idrico, sui quali subisce ritardi di crescita o scarso sviluppo (stenta a crescere).

Propagazione
Per ottenere molte piante si può ricorrere sia alla moltiplicazione sia alla riproduzione con seme. L'impiego di seme è una tecnica non molto utilizzata in quanto, come si è visto nei paragrafi precedenti, non sempre si hanno frutti con semi fertili. La germinabilità del seme è collegata all'andamento climatico e al periodo di allegagione dei frutti (giugno è il mese migliore), se i semi provengono da auto o interfecondazione. Inoltre le piante ottenute da seme sembrano più lente nella loro crescita. I semi per germinare impiegano, in condizioni naturali, spesso 2 anni e per accorciare questi tempi si ricorre alla stratificazione in sabbia umida con temperature di 2O-25°C per 3-4 settimane; alla scarificazione con ac. solforico conc. per 2-6 ore e stratificazione a 5°C per 6O-9O giorni; rimozione dell'endocarpo o scarificazione (incisione meccanica esterna) con ac. solforico per 2-4 ore, seguita da trattamento con ac. gibberellico a 4OO ppm per 24 ore. Emergenze precoci ed uniformi si ottengono con irraggiamento con raggi gamma (O,5-5 Krad) ottenendo dal 6O% al 98% di germinazione. La semina si esegue normalmente in primavera e comunque sempre dopo la fine dei freddi. La moltiplicazione mediante il prelievo di talee semilegnose nel mese di giugno da buoni risultati. Queste dovranno essere prelevate dai rami basali, avere lunghezze di 1O- 15 cm e trattate con ormoni radicanti come IBA a 5O mg/l per 1O ore, messe in sabbia a 2 cm di profondità e coperte con fogli di plastica per ridurre l'evapotraspirazione. Buoni risultati si ottengono impiegando i polloni radicali di cui la pianta è ricca. Si possono prelevare in autunno o in giugno e trattati sempre con IBA 1OOO ppm. È possibile moltiplicare il giuggiolo anche con la margotta di ceppaia. Risultati negativi si hanno ricorrendo alle talee legnose e semilegnose provenienti da rametti fruttiferi. Le piante possono poi essere innestate con innesto a gemma eseguito in primavera su portainnesti franco. Le marze si dovranno prelevare nei mesi di febbraio e gennaio dagli assi principali. Nel 1983 sono state fatte prove di micropropagazione in vitro con risultati positivi.

Tecniche di allevamento

La forma di allevamento più comune in Italia è quella ad alberello o a forma libera. Il giuggiolo lo troviamo spesso appoggiato ai muri di vecchie case o in mezzo a boschetti, con forme svariate di sviluppo, ad alberello o a cespuglio. In Cina e nell'ex Unione Sovietica l'allevamento del giuggiolo è stato oggetto di studio. Si allevano in vaso libero con distanze comprese fra i 5-7 metri. Non si eseguono nessun tipo di irrigazione, di concimazione e lavorazione del terreno. In Cina sono state fatte prove di allevamento con piante compatte su file binate (2x2x4 mt). Un anno dopo l'impianto vengono impalcati a 7O cm di altezza. Nell'estate successiva si effettua poi un taglio di ritorno sulle branche laterali con accecamento della gemma terminale. Vengono salvaguardate le branchette secondarie. Al quarto anno si procede alla decorticazione degli assi principali, trattando l'impianto con GA 1O ppm. Si effettua la potatura estiva. Con questa tecnica di allevamento l'altezza dei giuggioli rimane al di sotto dei 3 metri, con forte aumento della produzione ed una precoce entrata in fruttificazione. Una pianta può produrre sui 3O-5O Kg di frutti. La forma di allevamento più diffusa in Italia è quella a piramide. Gli americani trattano con etilene (1OO ppm per 2 giorni a 2O gradi cent.) o con ethaphon (1OOO ppm per 2 min.) i frutti, prima dell'invaiatura( cambiamento di colore) per uniformarne la maturazione. I frutti si possono anche conservare in frigo cercando di non fare scendere la temperatura sotto i 3°C.

Avversità
Fra i patogeni abbiamo il Gleosporium spp, un antracnosi che provoca sui frutti delle piccole macchie scure e rotonde che si affondano leggermente nell'epidermide raggiungendo un diametro variabile tra i 4 e i 6 mm. Con l'avanzare della malattia i frutti colpiti cadono a terra. Sono stati inoltre segnalate la Botrytis cinerea Pers. che provoca marciume dei frutti ed avvizzimento fogliare; la Phakopsora zizyphi vulgaris Diet., o ruggine del giuggiolo, segnalate in Cina, Giappone, Florida; la Cercospora jujubae Clow in India e negli Stati Uniti; la Phillosticta zizyphi Thorm in Portogallo e Stati Uniti. Una batteriosi che provoca il tumore del colletto è provocata da Agrobacterium tumefaciens (Set T) Conn.. Tra gli insetti si trova la Carpomya vesuviana (Costa) e C. incompleta (Beck), due mosche molto simili che in Italia compaiono con una sola generazione all'anno.
L'adulto verso la fine di luglio depone le uova sotto l'epidermide del frutto provocando dei fori con l'ovopositore. La larva si nutre della polpa scavando delle gallerie nel frutto. Al termine del suo sviluppo esce all'esterno creando un foro abbastanza grande. Le giuggiole colpite maturano parzialmente e precocemente cadendo poi a terra. Un lepidottero, Carposina sasa Kii Mats. è stato il fitofago più pericoloso in Cina, andando a distruggere una percentuale elevata di raccolti. Altri insetti sono la Cydia molesta, Ceratitis capitata. In Cina è stata anche segnalata una virosi che provoca dei mosaici sulle foglie.


UTILIZZAZIONE DEI FRUTTI

I frutti del giuggiolo si possono consumare sia freschi sia essiccati. Si possono utilizzare per preparare marmellate, sciroppi e dolci. In Cina rappresentano un ingrediente per la preparazione di pani, bevande, dolci e canditi. Il contenuto in zuccheri e proteine è simile a quello dei fichi. Molto rilevante è la quantità di vitamine B1, B2, C e P. Nella farmacopea popolare vengono utilizzati per uso esterno per le proprietà lenitive ed antinfiammatorie, come emolliente ed espettorante.